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al testo di Lorena Turri
Come gramigne
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Viviamo sparpagliati figli del vento ci adattiamo disadattati con le nostre dita lunghi e sottili fili per vincolarci a un attimo di sole come gramigne.
- Qualcosa sulla gramigna -
Giardinieri e vivaisti considerano la gramigna una pianta infestante al punto da utilizzare ogni mezzo, anche inquinante, per bandirla dalle coltivazioni. In realtà i cultori della fitologia, o botanica che dir si voglia, sanno benissimo quanti vantaggi si possono trarre dall’abbondanza e dalla vitalità delle Graminacee. Ricordiamoci sempre, prima di parlare, che LA NATURA NON SI AVVALE DI LUOGHI COMUNI ma è un sistema pressoché perfetto dove ogni elemento ha un suo ruolo specifico e necessario. Il nome “gramigna”, dal greco “agropyron”, cioè “grano dei campi”, definisce la sua somiglianza con il frumento, pianta appartenente alla stessa famiglia. Fin dall’antichità gli speziali avevano riconosciuto due specie di gramigna con principi attivi simili e cani e gatti ne ricercano istintivamente le loro foglie a scopo terapeutico. Se mescolata al mangime dei cavalli, rende loro un pelo lucente. Il rizoma della gramigna serve per preparare delle farine da cui si ricavano pane, gelatina, zucchero, alcol e birra di poco costo. E’, inoltre, un buon depurativo e un diuretico usato in fitoterapia. Non solo, ma è un buon elemento curativo per la cellulite e per i problemi legati alla menopausa. Aggiungo un’osservazione personale. In tempi in cui si parla di "crisi alimentare" e "fame nel mondo", bisognerebbe tenere cara anche la gramigna. Potrebbe essere una fonte di alimentazione importante e alternativa.
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Alessandra Ponticelli Conti
- 30/05/2012 19:14:00
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Molto bella!
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Loredana Savelli
- 29/05/2012 23:20:00
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Molto bella.
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Valentina Rosafio
- 29/05/2012 19:38:00
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bellissima poesia. Valentina
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Luciana Riommi Baldaccini
- 29/05/2012 18:25:00
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Lorena, il terremoto è unesperienza terribile. Io, pur essendo di Roma, ho avuto la "ventura" di vivere quello del 97/98: allepoca abitavo in Umbria e andavo per lavoro anche nelle Marche. Lho vissuto in "stereofonia", con momenti di vero e proprio panico. E poi, come non immedesimarsi con tutti coloro che qui, come allora in Umbria e come a LAquila, vedono cadere in briciole non solo la loro casa ma tutto ciò che appartiene alla loro vita?! Sono veramente addolorata anchio per quello che sta succedendo.
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Lorena Turri
- 29/05/2012 18:03:00
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La Natura sembra, in questi tristi giorni di maggio, volerci persino strappare dalla nostra terra, come fossimo erbacce. Questa poesia la dedico a tutti coloro che stanno vivendo il dramma del terremoto. Lavevo già pubblicata molto tempo fa ma, dal momento che non cerano commenti, ho voluto riproporla in questo giorno di profondo dolore. Stamattina sentito bene la scossa. La Garfagnana, dove vivo, è zona ad alto rischio sismico e nel corso della mia vita tante volte ho avuto paura. Mi sento molto vicina alle persone colpite.
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Luciana Riommi Baldaccini
- 29/05/2012 17:34:00
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"disadattati". come mi piace essere disadattata! Sì, cara Lorena, troppo spesso siamo schiavi di categorie del tutto arbitrarie, come per esempio quando piove e diciamo "cè brutto tempo": è un po come trattare male la gramigna. Molto ben scritta questa tua poesia.
Buon pomeriggio
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